ANTIOCHIA E LA SINDONE

di
Jack Markwardt
Copyright 1998, Riesaminato nel 1999
Tutti i Diritti riservati

Tratto da
https://www.shroud.com/pdfs/markward.pdf

Traduzione per unaMinoranzaCreativa
a cura di
Veronica Triulzi

Ringraziamo il nostro amico Barrie Schwortz
per la collaborazione e la disponibilità prestataci

I PRIMI SECOLI

Se la Sindone di Torino è veramente quella santa icona che fu adoperata per salvare la città di Edessa dall’esercito Persiano nel sesto secolo 1, esattamente come e quando arrivò là dalla Gerusalemme del primo secolo?
Nel 1978, Ian Wilson, cosciente che il telo non sarebbe mai stato accettato come autentico in assenza di una biografia completa e credibile, audacemente e in modo convincente, postulò la sua storia dal 544, quando essa apparve a Edessa, al 1204, quando scomparve misteriosamente da Costantinopoli 2. In un tentativo di arrivare ancora più indietro nel tempo, comunque la “teoria del Mandylion” di Wilson suggerisce anche che, poco dopo la Crocifissione, un altrimenti sconosciuto discepolo chiamato Taddeo abbia portato la sindone funeraria 3 a Edessa 4 dove fu presto ritratta e nascosta nelle mura della città per almeno cinque secoli 5. Questa particolare sezione della teoria non è stata fondata sulla storia ma, invece, è stata basata sulla così definita leggenda di Abgar, un racconto Siriano 6 del quarto secolo significativamente mutato dai bizantini del decimo secolo al fine di conferire una storia Apostolica al telo del Mandylion che era stato portato da Edessa a Costantinopoli nel 944 7. Eppure, quella stessa leggenda di Abgar è stata definita “una delle più riuscite pie frodi dell’antichità” 8 da J.B. Segal, che Wilson correttamente ritiene la più grande autorità moderna su Edessa 9, e le sue più precoci versioni Siriache non riferiscono dell’esistenza di una immagine miracolosa di Gesù 10.
Segal conclude che il cristianesimo non arrivò a Edessa fino al tardo secondo secolo 11 e Wilson stesso ha recentemente riconosciuto che le basi fattuali della leggenda di Abgar possono ben essere attribuite ad un’epoca più tarda 12.
La mera esistenza di una simile questione irrisolta chiama la sindonologia a cercare e fornire una strada alternativa per l’uscita presumibile della Sindone da Gerusalemme nel primo secolo, e l’autore crede che possa essere trovata sulla strada che collega alla capitale Siriana di Antiochia sull’Oronto.

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Sindone ripiegata (tetradiplon) – Verosimile ostensione del Mandylion (Sindone ripiegata e protetta da una griglia a losanghe che lascia contemplare solo il volto)

ANTIOCHIA

Sepolta ora sotto le macerie di numerosi terremoti e guerre, vicino alla moderna città di Antiochia, l’antica Antiochia fu, al tempo di Cristo, la terza città più importante dell’impero romano 13. Fondata nel 300 a.C., funse da capitale dell’impero Seleucide fino a quando, nel 64 d.C., fu annessa alla Repubblica romana da Pompeo 14. Quando il sovrano fantoccio di Roma, Erode Archelao, fu esiliato in Gallia da Cesare Augusto nel 6 a.C., i suoi territori della Giudea, Samaria e Idumea, furono incorporate nella provincia romana di Siria, con Antiochia come capitale 15. Città favorita di Giulio Cesare e di un numero di imperatori romani 16, Antiochia era caratterizzata da immensi acquedotti, un palazzo imperiale, un circo, un anfiteatro un foro, un grande colonnato che la collegava con il Tempio di Apollo nella Valle di Dafne, un antico centro di culto pagano 17. Al tempo della morte di Cristo, la città era impegnata con commercio, diplomazia e le novità di nuovi movimenti religiosi in tutto l’impero romano 18.
Sebbene si sappia relativamente poco della chiesa Apostolica di Gerusalemme 19, si ritiene certo che i discepoli di Gesù salvarono e custodirono le reliquie della sua Passione 20. Nelle decadi che seguirono la Crocifissione, le autorità giudaiche espulsero, arrestarono e uccisero i capi della nuova Chiesa 21 e, allo stesso tempo, durante questo periodo di persecuzione, martirio e guerra, queste reliquie furono sicuramente trasportate fuori dalla Giudea per la loro protezione e conservazione 22.
Ci può essere poco da dire sul fatto che, per la gran parte del periodo che comprendeva la persecuzione della Chiesa di Gerusalemme, Antiochia fornì il deposito più logico e adatto per le reliquie della Passione 23. Nicola di Antiochia fu uno dei primi diaconi della Chiesa di Gerusalemme 24 e, al momento della persecuzione di Stefano, un numero di Cristiani si recarono ad Antiochia, dove predicavano ai Gi udei 25.
Approssimativamente nel 40, sotto la guida di Barnaba e Paolo 26, i missionari cristiani spostarono la loro attenzione sui Gentili 27 e, nel giro di un anno, Antiochia ospitò la prima comunità al mondo di Gentili Cristiani 28, i cui membri erano definiti “Cristiani29. Alla metà del primo secolo, esistevano due distinte chiese ufficiali cristiane fianco a fianco: “la chiesa madre dei giudeo – cristiani a Gerusalemme e la chiesa madre dei gentili-cristiani ad Antiochia 30.
Mentre alcuni credono che Barnaba e Paolo possano aver convogliato le reliquie della Passione di Cristo ad Antiochia 31, è anche possibile che fossero arrivati durante la guerra dei romani contro i giudei, quando molti cristiani lasciavano la Giudea per Antiochia e l’Asia Minore 32. L’eminente storico Glanville Downey ha fatto notare che tali rifugiati “possono aver portato con loro i loro libri e la loro collezione di detti di Gesù, per mezzo dei quali la vita spirituale della comunità di Antiochia sarebbe stata arricchita” 33.
L’autore suggerisce che fu Pietro che portò la Sindone, insieme alle altre sicure reliquie della Passione 34, ad Antiochia. Nominato capo degli Apostoli da Gesù stesso 35, a Pietro furono indubbiamente affidati gli averi più sacri della Chiesa nascente. Pietro fu il primo ad entrare nella tomba vuota quando la Sindone fu ritrovata 36 e sembra possa essere identificato come custode sindonico in due dei più antichi riferimenti riguardanti il telo funerario di Cristo. Sebbene il perduto Vangelo degli Ebrei del secondo secolo riferisce che Gesù diede la sua Sindone al “servo del sacerdote”, gli studiosi hanno suggerito che, prima di cadere vittima dell’errore di un copista, questo testo affermava effettivamente che la Sindone fosse stata data a Pietro 37. Nel quarto secolo, S. Nino, che visitò Gerusalemme, riferì che la Sindone fu conservata dalla moglie di Pilato, data a S. Luca, e nascosta fino a quando non fu ritrovata e conservata da Pietro 38. Non solo Pietro vive sicuramente ad Antiochia, discute lì con Paolo sulla circoncisione dei Gentili, e usa la città come base per la sua attività missionaria tra il 47 e il 54 39, ma anche, secondo un’antica tradizione, fondò la Chiesa di Antiochia e fu il suo primo Vescovo 40.

Antiochia e la Sindone
Sito archeologico di Antiochia

LE RELIQUIE DELLA PASSIONE DI ANTIOCHIA

A differenza di Edessa, Antiochia ha rivendicato le reliquie della Passione oltre la Sindone e è logico concludere che tutte le reliquie conservate fossero probabilmente trasportate insieme allo stesso rifugio.
Nel 1098 i crociati, conquistarono Antiochia per poi essere circondati da una forza mussulmana. Scoprirono là il luogo nascosto della Santa Lancia di Longino che colpì il fianco di Cristo crocifisso, i crociati con questa reliquia alla testa del loro esercito sconfisse il nemico e partì per Gerusalemme 41.
Nel 1910, arabi locali dissotterrarono, nel sito tradizionale dell’antica cattedrale di Antiochia 42, un calice d’argento composto da una coppa interna incompleta e una coppa esterna completa, squisitamente decorata con dieci figure umane, in due gruppi di cinque 43. Il Professor William Newbold ha notato che alla metà del primo secolo due gruppi di cinque persone ciascuno governavano le rispettive Chiese di Gerusalemme e Antiochia e solo in quel momento poteva essere mostrato un oggetto religioso come una raffigurazione 44. Datato al primo secolo e considerato genuino da molte autorità archeologiche e scientifiche 45, il Grande Calice di Antiochia è stato definito “la Coppa più sacra, con tutta probabilità quella che è servita al Signore e ai suoi discepoli nell’Ultima Cena, l’oggetto più prezioso nella storia, leggenda e tradizione cristiana” 46.

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Rappresentazione della “Deductio” (Via Crucis) – visione dorsale dell’Uomo della Sindone (si noti il tracciato trasversale del “Patibulum”)

L’ERA PRE-COSTANTINIANA (30-324)

Durante i primi tre secoli della sua esistenza, la Chiesa Cristiana fu continuamente minacciata di estinzione e le persecuzioni imperiali romane, cominciate con Nerone, persistettero, pressoché ininterrotte, per due secoli e mezzo 47. Queste persecuzioni furono particolarmente dure per la Chiesa di Antiochia e, nel 115, la città produsse diversi martiri, incluso il Vescovo Ignazio, che fu portato a Roma e ucciso dalle belve selvatiche 48. Verso il 180, l’appellativo “Cristiano” era ancora considerato un nome maledetto ad Antiochia e, durante il regno di Decio (249-251), il Vescovo di Antiochia fu arrestato e morì in prigione 49. L’imperatore Valeriano (253-260), responsabile di persecuzioni particolarmente severe, usò Antiochia come base per le sue campagne militari contro la Persia 50 e, dal 303 al 305, mentre Diocleziano distruggeva chiese e testi sacri e bandiva il culto cristiano 51, molti antiocheni furono martirizzati e il loro Vescovo fu condannato alle miniere di marmo della Pannonia 52. Galerio proseguì la così detta “Grande Persecuzione” nella parte est dell’Impero fino al 311, e a Antiochia, sede della sua residenza Imperale, furono lentamente bruciati in fuochi all’aperto 53.
In questo periodo così esteso di persecuzione, tutte le reliquie della Passione possono essere state mantenute nascoste per il pericolo che fossero confiscate e distrutte da agenti imperiali. Se allora era noto che la Sindone portava un’immagine 54, potrebbe essere stata nascosta per dai Giudei iconoclasti radicali 55 e dai Cristiani 56 che sostenevano che Dio dovesse essere venerato in un modo puramente spirituale 57.

L’ERA COSTANTINIANA (324-337)

Quando, nel 323, Costantino sconfisse Licinio 58, l’applicazione dell’Editto di Milano a Antiochia fu sicuro. Tuttavia, anche dopo che le persecuzioni imperiali terminarono, ci furono ancora motivi validi perché le reliquie della Passione, specialmente se nascoste ad Antiochia, non fossero prelevate da tre secoli di nascondimento.

A. ICONOCLASTIA IN ORIENTE

Sebbene il trionfo di Costantino accelerò il cambiamento graduale verso le arti all’interno della Chiesa, la visione iconoclasta di molti ecclesiastici non fu mai alterata 59. Così, benché fosse risaputo che la Sindone riportasse un’immagine 60 la sua reale esistenza rimase celata agli iconoclasti radicali, particolarmente nella Chiesa d’Oriente. Il Vescovo Eusebio di Cesarea, dopo poco nominato Vescovo di Antiochia nel 326 61, confiscò le immagini di Pietro e Paolo 62, non più tardi del 393, S. Epifanio di Salamina distrusse un telo figurato in Palestina 63.

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Miniatura di area bizantina (IX sec.) – AA.VV., The Treasures of Mount Athos. Illuminated Manuscripts, 3 voll., Athens 1975-79 (III, tav. 224)

B. L’APPROPRIAZIONE IMPERIALE DELLE RELIQUIE

Dal 324, le reliquie cristiane erano in voga, la tradizione di venerare i resti dei santi era divenuta stabile, e furono eretti magnifici santuari sopra le tombe dei martiri 64. Alla fine del secolo, S. Agostino poteva riferire miracoli operati dal suolo della Terra Santa, dai fiori che avevano toccato un reliquiario, olio dalle lampade della chiesa, e oggetti collegati ai santi 65.
Nel 326 Costantino, di origine pagana, affascinato dalle sue nuove reliquie religiose, inviò la sua anziana madre Elena a Gerusalemme, per cercare reliquie della Passione di Cristo 66. Avendo localizzato il Santo Sepolcro, Elena dimostrò prontamente che, una volta trovate, queste reliquie potevano essere acquisite e trasportate nella capitale imperiale 67, a Roma o in qualche altra città collegata alla famiglia imperiale. Dividendo sia la Vera Croce che il Titolo in tre pezzi, Elena lasciò una parte di ciascuna reliquia a Gerusalemme e inviò le porzioni rimanenti all’Imperatore e a Roma 68. Allo stesso modo, dei tre Santi Chiodi trovati nella tomba, Elena ne spedì due a Costantino e l’altro a Roma 69. L’Imperatrice inoltre, secondo quanto riferito, trasportò la Scala Santa dal Palazzo di Pilato a Roma 70 e portò la Sacra Cuffia nella sua capitale amministrativa di Trier, Germania 71.
Una volta che questi oggetti sacri furono nelle mani di Costantino egli, secondo quanto riferito, li impiegò come portafortuna o armamentario militare. Credendo che questo avrebbe reso inespugnabile la sua città capitale, l’Imperatore pose una porzione della Vera Croce nella su statua posta sopra il foro di Costantinopoli 72. Egli inoltre attaccò uno dei Santi Chiodi al suo elmo e fece una briglia per il suo cavallo con l’altro 73. In simili circostanze, nessun devoto sacerdote orientale osa rivelare l’esistenza di una reliquia della Passione di Cristo e, in tal modo, rischiare sia la loro trasmissione in occidente, sia la possibilità di un uso dissacratorio da parte dell’Imperatore.

C. ARIANESIMO E SCISMA DI ANTIOCHIA

Nel terzo secolo, Paolo di Samosata predicò che c’era un solo Dio, il Creatore e, estendendo la sua dottrina eretica, Luciano, un prete di Antiochia insegnò che Cristo non esisteva da tutta l’eternità poiché era, per definizione, Figlio del Padre 74. Quando Ario, uno degli studenti di Luciano e sacerdote alessandrino, espose questi insegnamenti al tempo di Costantino, essi divennero conosciuti a livello popolare come Arianesimo 75 Benché gli Ariani dominassero le questioni religiose di Antiochia stessa, un sinodo religioso dei vescovi ortodossi si riunì nel 324, eleggendo un Vescovo ortodosso e condannando Ario 76. Gli Ariani di Antiochia, che avevano probabilmente mantenuto il possesso dei tesori ecclesiastici più preziosi della città, erano ora in conflitto con il loro Vescovo ortodosso.
Dall’inizio della sua associazione alla Cristianità, Costantino aveva dimostrato la tendenza ad interferire negli affari ecclesiasici 77. Nel 325, egli presiedette il Concilio di Nicea che adottò puntualmente la sua personale definizione di compromesso della sostanziale natura di Dio, anatematizzando l’arianesimo, e spedendo Ario in esilio, e decretando che la Pasqua non sarebbe stata più celebrata secondo la tradizione della Chiesa Orientale 78. Gli Ariani di Antiochia erano ora in conflitto anche col loro Imperatore ortodosso.
Nel 330, il Vescovo ortodosso di Antiochia fu rimosso dall’ufficio e inviato in esilio 79. Quando Costantino tentò di interferire nella nomina del suo successore, due vescovi, uno ariano e l’altro ortodosso, furono eletti e la Chiesa di Antiochia fu divisa da uno scisma che sarebbe durato per i successivi otto anni 80. In queste circostanze, la fazione ariana non poteva continuare a nascondere qualsivoglia reliquia della Passione in suo possesso se voleva prevenire la sua appropriazione da parte di Costantino e i suoi alleati ortodossi.

L’ERA POST- COSTANTINIANA (337-540)

A. IL REGNO DI COSTANZO

Quando morì Costantino nel 337, lasciò l’Impero nelle mani dei suoi tre figli superstiti 81. Sia il più vecchio, Costantino II che regnava all’Ovest, e il più giovane, Costante che regnava al sud erano strettamente allineati con la Chiesa Ortodossa 82; ad ogni modo, il terzo figlio, Costanzo, assunse il controllo dell’Impero d’Oriente e divenne un Ariano dichiarato 83. Nonostante il supporto di Costanzo e il loro desiderio di stabilire una chiesa Ariana dominata dall’Imperatore 84, gli Ariani antiocheni si trovarono di fronte alla concreta possibilità che due dei suoi due fratelli ortodossi potesse prendere il controllo dell’Impero Orientale e, come il loro padre prima di loro, inviare gli Ariani in esilio.
Il destino volle, comunque, che Costantino II fosse ucciso nel 340 85, e quando Costante morì dieci anni dopo, a Costante fu lasciato il controllo assoluto dell’Impero Romano 86. Ad Antiochia, la fazione ortodossa, si divise, un Ariano fu eletto Vescovo nel 357, e la città fu in tal modo trasformata in una “roccaforte dell’Arianesimo” 87 Immediatamente gli Ariani presero il controllo della Chiesa ufficiale e occuparono la Basilica d’Oro di Costantino 88, una grandiosa cattedrale con cupola con mura di marmo e esterno dorato 89 che fu dedicata nel 341 90.
Con gli Ariani che controllavano sia il governo che la Chiesa ufficiale di Antiochia divenne propizio sottrarre le Reliquie della Passione dal nascondimento, e mostrarle ai credenti Ariani all’interno dei confini della meravigliosa cattedrale della città. L’immagine sindonica era stata distesa durante un periodo di decadi o secoli 91, ma questa può essere stata la prima occasione nella quale chiunque si rese conto che la Sindone riportava un’incredibile rappresentazione del corpo crocifisso di Gesù Cristo.

B. LA CONOSCENZA RIFLESSA DELLE RELIQUIE DELLA PASSIONE

In Siria stessa. Gli archeologi hanno scoperto, in tombe del quarto secolo, amuleti e figure modellate collegate con la vita e la passione di Cristo, incluse una Lancia a Zig Zag, la Coppa dell’Ultima Cena, e i così detti “oggetti della resurrezione di Lazzaro” 92. Questi oggetti della resurrezione attualmente sono intesi come i teli sepolcrali di Cristo non quelli di Lazzaro, e questo poteva indicare che la lancia, la coppa e la Sindone furono copiati in Siria durante il quarto secolo. Dopo aver sufficientemente studiato la prova per molti anni il professor Gustavus Eisen concluse che questi artefatti erano stati modellati su oggetti sacri che effettivamente erano tenuti in isolamento per la loro sicurezza e furono smarriti più tardi celati all’approssimarsi di guerra e persecuzione 93.
In Oriente, la leggenda di Abgar fu improvvisamente modificata dalla Dottrina di Addai per includere, per la primissima volta, la menzione di un ritratto dipinto e non miracoloso di Gesù 94. Dato che l’immagine stessa della Sindone è stata sempre descritta come non fatta da mani d’uomo 95 o come una secrezione umida 96, esso potrebbe apparire come una copia artistica del volto della Sindone, forse dipinta ad Antiochia e che fu portata ad Edessa alla fine del quarto secolo.
In Occidente, apparve improvvisamente durante l’era teodosiana (370-410), distinte raffigurazioni di Cristo con un volto allungato, stretto e maestoso, baffi e una barba di media lunghezza che scendono sulle spalle, qualche volta divisi al centro. Un sarcofago conservato all’Università di Perugia datato circa 350-360, mostra Gesù col viso allungato e i capelli lunghi non divisi e, cominciando approssimativamente nel 370, il classico Cristo similsindonico cominciò a essere dipinto nei sarcofagi che si possono vedere ora a Roma, Arles, Milano e al Vaticano 97.
Le sopraddette e altre prove circostanziali 98, dimostrano che poco dopo la metà del quarto secolo, artisti e artigiani cominciarono a realizzare copie della lancia e del calice, e del volto ora familiare dell’immagine sindonica. Questo può essere successo solo se tali reliquie erano conservate e mostrate e questo non sarebbe potuto avvenire se, durante questo periodo, essi hanno continuato a rimanere nascosto alla vista, anonimi alla comunità artistica.

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C. L’OCCULTAMENTO DEI TESORI DELLA CHIESA DI ANTIOCHIA

Nel 361, Costanzo morì all’età di quarantaquattro anni e gli successe suo cugino Giuliano, un convinto pagano che proclamò immediatamente la tolleranza religiosa universale 99. Benché egli desiderasse indubbiamente restaurare il culto pagano, Giuliano si presentò come il promotore di una nuova era di geniale politeismo e, conseguentemente, egli si oppose ai mezzi illegali e all’aperta persecuzione per eliminare la Cristianità e invece, esortò i suoi compagni pagani a imitare le migliori virtù cristiane 100.
Il 22 ottobre 362, mentre Giuliano visitava Antiochia, un incendio colpì il Tempio di Apollo, danneggiando sia il tetto che la statua del dio 101. Benché il fuoco fosse stato presumibilmente da un credente pagano che aveva lasciato delle candele accese davanti alla statua, la colpa cadde sui Cristiani 102 e Giuliano ordinò che la Grande Cattedrale fosse chiusa 103 e i suoi contenitori liturgici e altri tesori confiscati 104. Quando il conte dell’Oriente, lo zio di Giuliano, chiuse la Basilica e tentò di confiscare i suoi oggetti sacri, il tesoriere della cattedrale si oppose 105. Nelle parole del Professor Eisen:

Teodoreto, perché questo era il suo nome, rifiutò di consegnare gli oggetti che aveva nascosto e, si dice patì torture e l’esecuzione piuttosto che rivelare qualche importante segreto. Quale fosse il segreto non è noto, ma possiamo presumere che faccia riferimento al tesoro che egli aveva nascosto e al luogo dove l’aveva nascosto che rifiutò di rivelare 106.

Le misure punitive di Giuliano rappresentarono la sola occasione, nel suo breve mandato imperiale (361-363), in cui egli chiuse un luogo di culto, uccise un uomo di chiesa o si appropriò di oggetti religiosi venerati 107. L’autore ritiene che questo impero logico e tollerante, consapevole che le cause dell’incendio fossero incerte 108 e che il suo ordine avrebbe alienato gli antiocheni 109, non avrebbe preso questa decisione insolita se non avesse ritenuto necessario ottenere, e distruggere, tre delle più preziose reliquie della Cristianità. L’autore suggerisce anche che il Presbitero Ariano, Teodoreto, a costo della sua testa 110, nascose le reliquie della Passione con successo, in diversi luoghi in tutta la Basilica d’Oro di Costantino.

D. IL SORGERE DEL MONOFISISMO

Nel 380, l’Imperatore Teodosio stabilì l’ortodossia come religione ufficiale dell’Impero, condannò tutti gli eretici a pene severe, espulse gli Ariani da Antiochia, e ripristinò la custodia della Basilica d’Oro agli Ortodossi 111. Eppure, anche con l’Arianesimo fuorilegge, rimasero differenze basilari tra i concetti greci e siriani della divinità di Cristo. Nel 451, il Concilio di Calcedonia dogmatizzò la visione greca che Cristo ha due nature, umana e divine, anziché la singola natura divina ascritta a lui dalla maggioranza del clero orietale 112. Nel 471, dissentendo, i Monofisiti presero il controllo della Chiesa ad Antiochia 113 e la città divenne “il punto di raccolta del popolo siriano che ora sentiva…che il governo di Costantinopoli era il loro nemico 114”.
Dal quinto secolo, il Patriarca di Antiochia divenne leader riconosciuto del movimento Monofisita, il suo patriarcato non fu più in comunione con Roma o Costantinopoli 115, e i sacerdoti di lingua greca vennero conosciuti in oriente come “gli uomini dell’imperatore” 116. Nel 518, l’Imperatore Giustino esiliò Severo, il Patriarca di Antiochia 117, e gli ortodossi iniziarono una purga dei monofisiti 118.

E. LA SCOPERTA DELLA SINDONE

Nell’ottobre del 525, un grande incendio distrusse una parte considerevole di Antiochia 119 e, sette mesi dopo, un grandissimo terremoto distrusse pressoché l’intera città, inclusa la Grande Cattedrale, e uccise il Patriarca e oltre 250.000 persone 120. Il nuovo Patriarca ortodosso Efremio descritto come un persecutore peggiore di Paolo, che iniziò immediatamente una vigorosa campagna per eradicare il Monofisismo 121. Nel novembre del 528, un secondo terremoto distrusse tutti gli edifici di Antiochia e l’Imperatore Giustiniano inviò aiuti finanziari per la ricostruzione 122. La città fu ricostruita nel periodo tra il 528 e il 540 e la Basilica d’Oro di Costantino fu ridedicata nel 537-538 123.
L’autore suggerisce che, nel processo di rimozione delle macerie della Cattedrale provocate dal terremoto, i Monofisiti scoprirono la Sindone nel luogo dove era stata nascosta nel 362. Perseguitati intensamente sia dal Patriarca Efremio sia dall’Imperatore Giustiniano 124, essi non poterono rendere pubblica la scoperta della sacra reliquia, ma del loro possesso del telo potrebbe essere giunta voce. Approssimativamente nel 529-530, Giustiniano inviò una delle sue tuniche a Antiochia dove, molto stranamente, essa fu esposta in una chiesa ortodossa in un modo che suggeriva avesse poteri di guarigione 125. Allora non ci fu piaga che devastò la città 126, e questo poteva essere un tentativo ortodosso di riferire del possesso Monofisita di un qualche telo miracoloso. Curioso è inoltre il fatto che, più o meno nello stesso periodo, Giustiniano cambiò il nome di Antiochia in Theupolis, la Città di Dio 127.

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Crocifisso sindonico (mons. Ricci) – Volto dell’Uomo della Sindone

F. LA DISTRUZIONE DELL’ANTICA ANTIOCHIA

Il regno di Persia minacciò di attaccare Antiochia nel 529 e 531 128 e la tregua con l’Impero Romano, raggiunta nel 532 129, finì nel 540, quando il re Cosroe I invase la Siria e marciò col suo esercito su Antiochia 130. Appena prima dell’assalto iniziale, molti fuggirono dalla città, inclusa il rappresentante dell’Imperatore e il Patriarca Ortodosso 131. Nell’assalto sanguinoso che seguì, i Persiani conquistarono Antiochia e presero molti dei sopravvissuti come ostaggi e schiavi e, dopo aver personalmente supervisionato il saccheggio della Basilica d’Oro, Cosroe rase al suolo la città antica 132. La distruzione fu così completa che “quei pochi che non furono uccisi o portati via come schiavi, non riuscirono a trovare il luogo dove una volta sorgeva la loro casa” 133.

L’APPARIZIONE DELL’ICONA DI EDESSA

L’autore propone che, poco prima dell’attacco persiano i monofisiti di Antiochia fuggirono con la Sindone in un luogo sicuro vicino, dove la Chiesa Cristiana locale manteneva una lunga tradizione di indipendenza ecclesiastica e dove i Monofisiti costituivano la maggioranza e avevano il proprio Vescovo 134. Nel 540, la città di Edessa, distante solo 145 miglia circa a nordest 135, era chiaramente la più attraente e logica destinazione per i rifugiati Monofisiti di Antiochia 136.
Nel 544, una santa icona “non fatta da mani d’uomo” era presente a Edessa durante l’assedio del Re Cosroe 137. Ernst Von Dobschuntz conclude che questa data indica, più o meno, l’arrivo dell’icona nella città 138 e la sua opinione trova sostegno nel fatto che, prima di quella data, nessuna icona è menzionata nella letteratura edessena 139, particolarmente nella Cronaca Edessena, un testo siriaco ortodosso composto tra il 541 e il 544 140.
Quando Cosroe costruì un’enorme torre di legno dalla quale potevano essere lanciati missili contro la città 141, gli edesseni idearono un piano per scavare un tunnel e incendiare la torre di legno da sottoterra. Il piano fallì 142, Edessa rimase circondata dai nemici che solo quattro anni prima avevano distrutto Antiochia, e i rifugiati Monofisiti furono costretti a presentare la Sindone e permettere che fosse lanciata “nella breccia” 143 nella speranza che questo potesse, in qualche modo, salvare loro e la città.
Evagrio riporta che, con l’aiuto dell’icona, il tunnel di legno prese fuoco e bruciò da sottoterra le torri dei Persiani 144. Poco dopo, i Persiani abbandonarono l’assedio 145 e l’icona venne riconosciuta come santa reliquia e potente palladio 146. L’autore ha precedentemente proposto che, nel corso di questi eventi, la Sindone subì quei danneggiamenti del fuoco che sono generalmente conosciuti come “poker holes” e che per nascondere questo danno, la gerarchia della chiesa edessena piegò il telo in quattro creando il ritratto conosciuto come santa Immagine di Edessa 147.
IL GRAAL SIRIANO

Tracce di una storia siriana perduta della Sindone possono essere trovate nelle leggende del Graal, un oggetto che, in anni recenti è stato sempre più collegato alla Sindone 148.
Il professor Eisen conclude che le prime leggende del Graal tentarono di raccontare la perdita del reale oggetto segreto conosciuto nella Siria del quarto secolo, e che queste storie riflettessero un appassionato desiderio di individuare e recuperare questi oggetti dal nascondimento 149.
Solo settanta anni dopo che i Crociati ebbero scoperto la Santa Lancia ad Antiochia, Chretien de Troyes scrisse il primo romanzo sul Graal dell’Europa occidentale sul Graal 150 e associò il misterioso Graal con una lancia sanguinante bianca 151. Subito dopo, Robert de Boron menzionò un’immagine di Cristo su una Sindone 152, indentificando il calice con il Graal, e collegando il fatto che Giuseppe di Arimatea, primo proprietario della Sindone, morì in Siria 153, in netto contrasto con i racconti successivi che, integrati con la leggenda Arturiana 154 lo localizzarono in Btitannia 155. Seraphe, uno dei personaggi di Boron, è il nome di un giovane uomo reso schiavo da Giuliano l’Apostata durante l’assedio di Strasburgo e più tardi, secondo quanto riferito, incaricato delle legioni Teutoniche nella Siria de quarto secolo 156. Come evidenziato precedentemente, fu Giuliano che orchestrò la grande persecuzione che provocò il nascondimento dei tesori della chiesa di Antiochia nel 362.
L’autore percepisce un collegamento diretto tra la sparizione dei tesori della chiesa di Antiochia del quarto secolo, la scoperta della Santa Lancia ad Antiochia nell’undicesimo secolo e la nascita nel dodicesimo secolo dei romanzi europei del Graal che avevano radici siriane e riferimenti enfatici alla lancia, al calice e alla Sindone. Egli identifica il misterioso Graal come un simbolo delle reliquie della Passione che i Crociati riferirono essere sparite dalla Grande Cattedrale di Antiochia durante la persecuzione di Giuliano l’Apostata e suggerisce che il ricordo di queste perdute reliquie siriane ispirò i primi romanzi cristiani sul Graal 157.

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IL VUOTO STORICO

Una ben fondata critica alla rivendicazione dell’antica provenienza della Sindone è il fatto innegabile che, dopo la vittoria di Costantino, la sua esistenza avrebbe dovuto sicuramente essere segnalata, e coloro che cercano di promuovere la sua autenticità devono fornire un’adeguata spiegazione per il suo anonimato storico. Mentre Wilson ha tentato di risolvere il problema per il periodo precedente al 544 affermando che la Sindone rimase nascosta nelle mura della città di Edessa, si deve anche seriamente considerare la distinta possibilità che, nel corso dei secoli, i custodi sindonici certi possano essere stati eretici religiosi. Molti di questi eretici erano, infatti, devoti cristiani devoti cristiani che amavano Gesù sia come figlio di Dio o come profeta eletto e poterono sicuramente aver protetto il suo lenzuolo funerario figurato tanto zelantemente quanto un qualsiasi prete ortodosso –il presbitero Ariano Teodoreto può fornire un esempio perfetto di questa devozione intransigente. Alla fine dei loro rispettivi movimenti religiosi, comunque, gli eretici furono in ogni caso esiliati o uccisi, i loro insegnamenti soppressi, e i loro scritti distrutti. Così, per il periodo in cui la Sindone può essere stata in mano agli eretici Cristiani, la sua storia è stata indubbiamente cancellata con quella della setta bandita. Tragicamente, sia per la storia che per la sindonologia, i registri degli Ariani, dei Monofisiti del sesto secolo, e i Catari del tredicesimo secolo 158 sono perduti per sempre.
Inoltre, e diversamente da Edessa, l’antica Antiochia ha lasciato in eredità ai posteri pochissime informazioni ecclesiastiche o storiche 159. Gli scritti antiocheni furono numerosi fino a che il Libano pagano non dettagliò l’a vita sociale, amministrativa e intellettuale della città nel tardo quarto secolo e grandi vuoti di conoscenza vi sono nel quinto e sesto secolo 160. Questo tragico vuoto storico è attribuibile, in parte, ai numerosi incendi, terremoti 161, e guerre che devastarono Antiochia durante i primi secoli dell’era Cristiana, e alla straordinaria serie di calamità del sesto secolo che cancellarono virtualmente ciò che poteva essere rimasto dell’antica città 162. Mentre si mantiene la speranza che gli oggetti sepolti possano ancora fornire testimonianza della storia dell’Antiochia Cristiana 163, gli scavi archeologici condotti tra il 1932 e il 1939 non hanno scoperto molti testi e questo nonostante un nuovo scavo possa aggiungere qualcosa a ciò che è conosciuto attualmente 164.

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Le tre cadute di Gesù individuate sul volto dell’Uomo della Sindone

UNA PROPOSTA DI CRONOLOGIA

Mescolando il cuore centrale della teoria del Mandylion di Ian Wilson 165 con la trilogia di proposte che l’autore ha avanzato in lavori presentati al Simposio Scientifico Internazionale di Nizza nel 1997 166, al Congresso Internazionale di Torino nel 1998 167, e alla Conferenza Internazionale di Richmond del 1999 168, si fornisce la seguente cronologia:

30-47 Pietro nasconde le reliquie della Passione a Gerusalemme.
47 Pietro porta le reliquie della Passione ad Antiochia.
47-357 La Chiesa di Antiochia nasconde le reliquie della Passione.
357-362 Gli Ariani mostrano le Reliquie della Passione nella Basilia d’Oro di Antiochia.
362 Teodoreto nasconde le reliquie della Passione nella Basilica d’Oro.
362-528 Le reliquie della Passione rimangono nascoste nella Basilica d’Oro.
528-540 I Monofisiti scoprono la Sindone nella Basilica d’Oro.
540 I rifugiati Monofisiti portano la Sindone a Edessa.
544 La Sindone è danneggiata dal fuoco quando Edessa viene conquistata dall’esercito persiano.
544-549 La Sindone è riprodotta per divenire l’immagine di Edessa.
549-944 Gli edesseni venerano la reliquia “non fatta da mano d’uomo”.
944-1204 I Bizantini venerano il Mandylion e una sindon a Costantinopoli.
1098 I Crociati scoprono la Santa Lancia ad Antiochia.
1170 I romanzi del Graal, con la lancia, la coppa, la sindone e radici Siriane, appaiono in Occidente.
1204 La Sindone scompare durante il sacco crociato di Costantinopoli.
1204-1349 I Catari nascondono la Sindone in Linguadoca.
1349 Geoffrey de Charny acquisisce la sindone secondo i termini di un beneficio reale.
1355 Geoffrey de Charny mostra la Sindone a Lirey.
1910 Gli Arabi scoprono il Grande Calice nel sito dell’antica Cattedrale di Antiochia.

CONCLUSIONI

L’autore suggerisce che il proposto antico soggiorno della Sindone ad Antiochia fornisce sia una possibile biografia della reliquia prima della sua apparizione a Edessa, sia una spiegazione credibile del perché la sua esistenza in questo periodo antico non è stata storicamente documentata.
I romanzi del Graal furono ispirati dalla sparizione dei tesori della Chiesa di Antiochia nel quarto secolo 169. Egli considera più che una semplice coincidenza che la storia registrata della Sindone cominci 170 più o meno immediatamente dopo che la storia gloriosa dell’antica Antiochia si conclude 171.

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NOTE

1. See Wilson, The Shroud of Turin, pp. 136-137. Drews, p. 66.
2. Wilson, The Shroud of Turin, pp. 136-172.
3. Wilson ritiene che l’immagine sindonica sia stata prodotta da una forza piuttosto che da una sostanza e che come risultato il telo si sia bruciato durante la Resurrezione e che era immediatamente osservabile nella prima mattina di Pasqua. Vedi Wilson, The Shroud of Turin, pp. 248-251.
4. Wilson, The Shroud of Turin, pp. 126-130.
5. Wilson propose che la Sindone fosse stata riscoperta in conseguenza di una devastante alluvione che colpì Edessa nel 525. Vedi Wilson, The Shroud of Turin, pp. 134; 138-139.
6. Vedi nota 10 e Wilson, The Shroud of Turin, pp. 129-130.
7. Questo racconto è riferito sia dalla “Storia dell’immagine di Edessa” sia da un Sermone festivo,
Vedi Wilson, The Shroud of Turin, pp. 272-290. Drews, pp. 55-58.
8. Segal, p. 64.
9. Vedi Wilson, The Shroud of Turin, p. 308, n. 1.
10. Il primo racconto siriano, riferito da Eusebio, menziona solo una meravigliosa visione e la più tarda Dottrina di Addai parla solo di un ritratto fatto da mani umane con colori scelti. Vedi Wilson, The Shroud of Turin,pp. 129-130.
11. Segal, p. 70.
12.Vedi Wilson, The Blood and the Shroud, pp. 161-175.
13. Dowley, p. 62. Eisen, p. 4.
14. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 57; 117; 143-147.
15. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 167-168.
16. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 151-158; 169-188; 318-327.
17. Eisen, pp. 3-4.
18. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 188; 272.
19. Chadwick, p. 17.
20. Cruz, p. 4.
21. Tra il 30 e il 62 d.C, i Cristiani Ellenici, furono condotti fuori da Gerusalemme, Pietro fu arrestato, e Stefano, l’Apostolo Giacomo, e Giacomo, il fratello di Gesù, furono giustiziati. Vedi Franzen, p. 14.
22. E’ probabile che “ si sia tentato di trasportare per sicurezza le reliquie del Salvatore, e queste includono la Sindone, i cui misteriosi segni assicurarono la sua conservazione se non altro come la più grande curiosità”. Currer-Briggs, p. xiv.
23. Nrl 1989 il prof. Daniel C. Scavone ipotizzò che la Sindone fosse stata portata da Gerusalemme ad Antiochia o Edessa, ma sentiva che “le prove indicavano Edessa”. Scavone, p. 80.
24. Atti 6:5.
25. Atti 11:19.
26. Atti13:1. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 273-275.
27. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 192-195.
28. Franzen, pp. 15-16.
29. Atti 11:26. Dowley, p. 62.Questo appellativo era probabilmente usato dai romani per distinguere la nuova setta religiosa dal giudaismo. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 198.
30. Cruz, p. 29.
31. Cruz, p. 29.
32. Franzen, p. 15. Dowley, p. 62. Chadwick, p. 17. Molti di quelli che fuggirono da Gerusalemme in questo periodo cercarono rifugio nell’est o sud della città. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 286-287. Alcuni possono essersi spostati a Pella sulla riva est del fiume Giordano. Vedi Wilson, Jesus: The Evidence, pp.165-166.
33. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 286-287.
34. Come menzionato di seguito, la lancia e il calice.
35. Vedi Matteo 16:18-19.
36. Giovanni 20:3-8.
37. Wilson, The Shroud of Turin, pp. 92-93.
38. Scavone, p. 75.
39. Gal. 2:11-12. Chadwick, p. 18. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 281-282.
40. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 281-282. Una cronaca datata 640 riporta che “Simone Cefa posò le fondamenta di una Chiesa ad Antiochia”. Vedi Palmer, p. 19.
41. E’ riportato che il luogo in cui erano nascoste le reliquie fu rivelato a un prete in sogno. Vedi
Ci sono altre definite “Sante Lance” che rivendicano anch’esse l’autenticità. Vedi Cruz, pp. 44-45.
42. Eisen, p. 3.
43. Cruz, p. 28.
44. Cruz, p. 29.
45. Cruz, p. 28Alcuni storici dell’arte credono che, mentre il Grande Calice non è di fattura moderna, fu realizzato nel quarto o quinto secolo. Vedi Downey, Ancient Antioch, pp. 214-215.
46. Eisen, p. 10.
47. In aggiunta agli imperatori specificatamente menzionati nel testo i persecutori imperiali includono Domiziano (81-96), Traiano (98-117), Marco Aurelio (161-180), Settimio Severo (193-211), and Massimino il Trace (235-238).
48. Downey, Ancient Antioch, p. 132
49. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 292-293; 303.
50. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 308-310.
51. Segal, p. 83.
52. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 329-330.
53. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 331.
54. Vedi nota 91.
55. L’immagine della Sindone violava il secondo comandamento e un telo ritualmente impuro costituiva un abominio e una blasfemia per i giudei. Vedi Wilson, The Shroud of Turin, pp. 100; 133.
56. Parte del clero cristiano ereditò l’animosità giudaica verso immagini scolpite e arte visiva di tutti i tipi come incompatibile con la religione. Vedi Drews, pp. 76-77. Wilson, The Shroud of Turin, p. 100.
Pfeiffer, Heinrich, The Shroud of Turin and the Face of Christ in Paleochristian, Byzantine and Western Medieval Art, Shroud Spectrum International, No. 9, p. 7 (1983).
57. Sia l’arte che gli artisti furono disconosciuti dalla Chiesa. Drews, p. 77. Questo nonostante il desiderio dei fedeli verso le immagini religiose. VediWilson, The Shroud of Turin, p. 100.
58. Kousoulas, p. 340.
59. Drews, p. 77.
60. Vedi nota 91.
61. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 352.
62. Per paura che fossero causa di scandalo. Drews, p. 77.
63. Presumibilmente perché la scrittura non autorizza simili oggetti. Drews, p. 77. Pfeiffer, Heinrich, The Shroud of Turin and the Face of Christ in Paleochristian, Byzantine and Western Medieval Art, Shroud Spectrum International, No. 9, pp. 7-9 (1983).
64. Già nel 156, gli abitanti di Smirne veneravano i resti di S. Policarpo. Cruz, pp. 2; 5.
65. Cruz, p. 3.
66. Cruz, p. 38.
67. Collocato, a quel tempo, in Nicomedia. Costntinopoli non fu ufficialmente dedicata fino al maggio del 330. Kousoulas, p. 393.
68. La porzione romana della Vera Croce fu posizionata bella basilica cittadina di Santa Croce in Gerusalemme che ora conserva tre frammenti della Vera Croce, ciascuno lungo circa sei pollici, in un reliquiario a forma di croce. La Basilica conserva anche una sbiadita e illeggibile porzione portion del titolo, insieme a una replica del suo testo. Cruz, pp. 38-39; 43.
69. La reliquia del Santo Chiodo di Roma è ancora conservata nella Basilica della Santa Croce in Gerusalemme. Altri così detti “Santi Chiodi” sono conservati nella Cattedrale di Monza, la Cattedrale di Notre Dame, la Cattedrale di Firenze, e la Cattedrale di Trier Germania. Cruz, pp. 41-42.
70. Sono ora conservate nel Sacta Sanctorum. Cruz, p. 32.
71. La Cattedrale di Trier conserva una tavola d’avorio, datata al quinto o sesto secolo, che mostra la traslazionr delle reliquie là con la cooperazione di Elena. Una biografia dell’undicesimo secolo del primo vescovo di Trier riporta che Elena donò la Sacra Cuffia alla Cattedrale. Cruz, pp. 25-26.
72. Cruz, pp. 38-39.
73. Cruz, pp. 41-42.
74. Kousoulas, pp. 345-346.
75. Kousoulas, p. 345.
76. Kousoulas, pp. 355-356.
77. Costantino proclamò: “Non c’è responsabilità più alta per me in virtù del mio imperiale
ufficio piuttosto che dissipare gli errori e reprimere ogni pensiero avventato in modo da indurre tutti a offrire all’Onnipotente Dio la vera religione, l’onesta concordia e la corretta adorazione.”Kousoulas, p. 307.
78. Kousoulas, pp. 355-356; 363-370.
79. Downey, Ancient Antioch, pp.145-146. Kousoulas, p. 440.
80. Kousoulas, pp. 441-442.
81. Constantino II aveva allora ventidue anni, Costanzo venti, and Constate diciotto. Kousoulas,
p. 470.
82. Kousoulas, p. 470.
83. Kousoulas, p. 470. Downey, Ancient Antioch, pp. 149-150. Downey, Antioch in the Age of
Theodosius the Great, p. 48.
84. Downey, Antioch in the Age of Theodosius the Great, p. 48.
85. In un’imboscata preparata da suo fratello Costante. Kousoulas, p. 471.
86. Kousoulas, p. 472.
87. Downey, Ancient Antioch, p. 157.
88. Downey, Ancient Antioch, p. 176.
89. Eisen, p. 4.
90. Costanzo presenziò alla cerimonia ufficiale. Chadwick, pp. 137-138.
91. L’anonimato della prima storia del telo piò essere semplicemente spiegato se, durante quel periodo, non era nota un’immagine mostrata. Anche se Wilson ha notato che esemplari botanici possono svilupparsi, in oltre settant’anni, in “immagini sorprendentemente precise color seppia sorprendentemente simili a quelle della Sindone”, ha escluso tutti i processi di formazione dell’immagine che non avrebbero potuto essere completati entro le trentasei ore di sepoltura del corpo di Cristo. Wilson, The Shroud of Turin, p. 247. Nel 1981, S. F. Pellicori
produsse un’immagine su lino sensibilizzata dal contatto con un corpo ricoperto di mirra, olio d’oliva e secrezioni cutanee e teorizzò che l’immagine sindonica si fosse sviluppata nel corso di decenni o secoli. Vedi Drews, p. 19, citando S. F. Pellicori e M. S. Evans, The Shroud of Turin Through the Microscope, 34 Archaeology, pp. 34-43 (1981). Nel 1993, il dottor Leoncio Garza-Valdes suggerì che i batteri non solo avevano invalidato i risultati della datazione al carbonio della Sindone, ma avevano anche formato l’immagine sindonica nel corso di un secolo. Garza-Valdes, pp. 56-57. Se l’’immagine non fosse stata immediatamnte osservabile dopo la risurrezione, i primi custodi della Sindone potrebbero aver creduto che fosse solo un panno funerario macchiato di sangue, piegato e nascosto con altre reliquie della Passione, l’immagine così si poté sviluppare inosservata finché il panno non fu rimosso dal suo nascondimento..
92. Eisen, pp. 161-162.
93. Eisen, pp. 164; 166.
94. The Dottrina of Addai. V Wilson, The Shroud of Turin, pp. 129-130.
95. Wilson, The Shroud of Turin, p. 137.
96. Wilson, The Shroud of Turin, p. 115.
97. Pfeiffer, Heinrich, The Shroud of Turin and the Face of Christ in Paleochristian, Byzantine and
Western Medieval Art, Shroud Spectrum International, No. 9, p. 13 (1984).
98. Le Catechesi di Teodoro di Mopsuestia (ca. 350-428) riflettono la sua conoscenza di un’immagine di Gesù dopo la passione fissata sui suoi lini nel sepolcro. Vedi Dreisbach, Albert R. Jr., Liturgical Clues to the Shroud’s History, p. 3, Shroud of Turin Website Library, http:\\www.shroud.com (1995). Teodoro di Mopsuestia nacque ad Antiochia e frequentò le lezioni del sofista pagano Libanio.
99. Bowersock, pp. 61; 70.
100. Bowersock, pp. 31; 79; 83; 87.
101. Bowersock, p. 99.
102. Chadwick, p. 156. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 388.
103. Chadwick, p. 156.
104. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 388.
105. “Egli (il conte dell’Est) saccheggiò, per ordine del suo maestro, la Grande Chiesa ad Antiochia, che a quel tempo rta nelle mani degli Ariani, e successivamente chiuse le porte; così il clero pensò che fosse tempo di arrendersi. Solo Teodoreto, un Presbitero, che aveva cura della patena ecc, mantenne la sua posizione, fu arrestato e nessuna lo convinse a rivelare i nascondigli o o a disonorare la sua santa missione, fu decapitato.”
Parker, p. 256.
106. Eisen, p. 5.
107. Nell’unico altro evento lontanamente simile del suo regno, Giuliano aveva sommariamente confiscato i beni posseduti dalla comunità cristiana Edessena. Bowersock, p. 92.
108. Downey, Ancient Antioch, p. 169.
109. Bowersock, p. 99.
110. Parker, p. 256. Eisen, p. 169.
111. Downey, Ancient Antioch, p. 184.
112. Downey, Ancient Antioch, p. 227.
113. Downey, Ancient Antioch, pp. 226-227.
114. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 12.
115. Frend, pp. 49; 186. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 12.
116. Dowley, p. 176.
117. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 513.
118. Frend, p. 241.
119. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 520-521.
120. Eisen, p. 6. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 521-522.
121. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 526-528; 533.
122. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 524-528.
123. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 533.
124. Un editto che esiliò i monofisiti, emanato ne 532, provocò rivolte ad Antiochia. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 527. Un altro, emanato nel 536, proibì ai monofisiti, incluso Severo, di predicare, radunare assemblee o celebrare l’Eucaristia. Wigram, pp. 118-119. Harvey, p. 194.
125. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 531.
126. Circa vent’anni dopo, nel 542, la peste colpi sia Antiochia che l’Impero d’Oriente.
Vedi Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 553-557.
127. Le ragioni dell’Imperatore per questo agire rimangono ignote, benchè alcuni credono che sia stato un gesto propiziatorio a Dio dopo la devastazione del fuoco e di due terremoti. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 529. Eisen p. 6.
128. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 530- 532.
129. Segal, pp. 112-113.
130. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 533-544.
131. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 541.
132. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 552.
133. See Eisen p. 6.
134. Segal, pp. 77; 81.
135. A circa 233 chilometri di distanza da Antiochia. Vedi Downey, A History of Antioch in Syria, Tavola fuori testo 4, “Roman Roads in Northern Syria”.
136. Solo due anni dopo, Giaccobbe Bradaeus, con l’aiuto dell’imperatrice Teodora (sostenitrice
Sostenitore monofisita nonostante le politiche ufficiali di suo marito), fu ordinato vescovo e inviato a Edessa dove iniziò sforzi piuttosto prodigiosi per riorganizzare i monofisiti in una chiesa indipendente dall’ortodossia. Harvey, p. 105. Wigram, pp. 198; 136. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 534.
137. Questo secondo lo storico della chiesa siriana Evagrio, che scrisse alla fine del VI secolo. Vedi Wilson, The Shroud of Turin, p. 137.
138. Dobschutz, Ernst Von, Christusbilder; Texte und Untersuchungen, Leipzig 1899, as cited in Pfeiffer, Heinrich, The Shroud of Turin and the Face of Christ in Paleochristian, Byzantine and Western Medieval Art, Shroud Spectrum International, No. 10, p. 9 (1984).
139. Ad esempio, il diario di Egeria (che visitò Edessa nel 383 circa), gli scritti di Sant’Efraim della fine del IV secolo, le opere di Giacobbe di Serug dell’inizio del VI secolo e la Cronaca di Giosuè lo Stilita, scritta a Edessa circa nel 507. Vedi Wilson, The Shroud of Turin, p. 131.
140. Il professor Robert Drews ritiene che questa omissione costituisca “una forte prova” che l’icona non fosse stata trovata all’indomani dell’alluvione che devastòla città nel 525. Drews, pp. 60-61. See also Crispino, Dorothy, A Unique Manuscript on the Image of Edessa, Shroud Spectrum International, No.40, p. 25 (1991).
141. Drews, p. 64. I persiani potrebbero anche aver voluto scalare le alte mura della città. Vedi Wilson, The Shroud of Turin, p. 137.
142. Non fu possibile accendere un incendio nel passaggio sotterraneo a causa della mancanza d’aria. Vedi Wilson, The Shroud of Turin, p. 137.
143. Vedi Drews, p. 66.
144. Drews, p. 61. Wilson, The Shroud of Turin, p. 137.
145. Procopio di Cesarea, nella sua Storia delle guerre scritta intorno al 546, conferma che gli Edesseni scavarono un tunnel, ebbero problemi nell’innescare un incendio a causa della mancanza d’aria nella camera sotterranea, e riuscirono però a appiccare un incendio che si propagò alle macchine d’assedio persiane; tuttavia non accenna all’intervento di nessuna icona e attribuisce la vittoria degli Edesseni al loro coraggio e alla loro intraprendenza. Procopio, pp. 503-515. Segal, p. 77. Drews, pp. 64-66.
146. Wilson, The Shroud of Turin, p. 140. Drews, p. 66.
147. Markwardt, Jack, The Fire and the Portrait, British Society for the Turin Shroud Newsletter, No.48, p. 18 (Dec. 1998). Shroud of Turin Website Library, http:\\www.shroud.com (1998).
148. Vedi, per esempio, Currer-Briggs, pp. 1-29; 72-73.
149. Eisen, pp. 164-166. Alcune antiche leggende siriane contengono temi del Graal, di solito nei racconti degli apostoli Filippo, Giacomo e Giovanni. Eisen, p. 168.
150. The Story of the Grail fu scritta circa nel 1175. Vedi anche Currer-Briggs, pp. 6; 212.
151. Chretien, p. 420. Nel più tardo romanzo gallese del Graal, Peredur, due giovani portano una lancia di dimensioni incalcolabili con tre rivoli di sangue che colano a terra. VediCurrer-Briggs, pp. 1; 12.
152. Boron, pp. 26-27.
153. See Eisen, p. 166.
154. Currer-Briggs, pp. 1-2.
155. Eisen, p. 166.
156. Eisen, pp. 5; 169.
157. Il professor Daniel C.Scavone, ritiene anche che i viaggiatori occidentali o i crociati in Oriente siano stati la fonte dei romanzi cristiani del Graal, ma suggerisce che questi racconti derivassero dall’aver sentito voci di qualcosa di misterioso custodito a Costantinopoli e intimamente identificato con il corpo e il sangue di Cristo e Giuseppe di Arimatea (cioè la Sindone). Vedi Scavone, Daniel C., Joseph of Arimathea, the Holy Grail and the Turin Shroud, Shroud of Turin Website Library, http:\\www.shroud.com (1996).
158. Vedi Markwardt, Jack, Was the Shroud in Languedoc During the Missing Years?, Acts of the
Third International Scientific Symposium of CIELT-Nice 1997, p. 177 (Paris, 1998). Shroud of Turin Website Library, http:\\www.shroud.com (1997).
159. In particolare dal suo periodo apostolico e subapostolico. “Qualsiasi informazione sulla chiesa di Antiochena è di valore, poiché esse sono molto scarse”. Carrington, p. 438.
160. Downey, A History of Antioch in Syria, pp. 4-7.
161. Oltre ai due gravi terremoti del 526 e 528, un terremoto paralizzò Antiochia nel 115, quasi uccidendo l’imperatore Traiano in visita e, nel 458, “quasi l’intera città cadde” e un incendio seguì il terremoto. Downey, Ancient Antioch, pp. 98; 221-233.
162. Vedi Eisen, p. 5.
163. Eisen, p. 6.
164. Downey, A History of Antioch in Syria, p. 6.
165. Wilson, The Shroud of Turin, pp. 136-172.
166. Markwardt, Jack, Was the Shroud in Languedoc During the Missing Years?, Acts of the Third
International Scientific Symposium of CIELT-Nice 1997, p. 177 (Paris, 1998). Shroud of Turin
Website Library, http:\\www.shroud.com (1997).
167. Markwardt, Jack, The Fire and the Portrait, British Society for the Turin Shroud Newsletter, No.48, p. 18 (Dec. 1998). Shroud of Turin Website Library, http:\\www.shroud.com (1998). The Fire and the Portrait is scheduled for publication in the official Acts of the Third International Congress of the Shroud.
168. Antiochia e la Sindone dovrebbe essere pubblicata negli Atti ufficiali della Conferenza internazionale di Richmond.
169. Secondo le argomentazioni inizialmente avanzate dal professor Eisen.
170. Il rapporto di Evagrio di un’icona “non fatta da mani umane” e impiegata per difendere Edessa
durante l’assedio persiano della città nel 544.
171. “The real greatness of the city must have come to an end in A.D. 540”. Downey, A History of
Antioch in Syria, p. 559.

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